Riflessioni, rubrica sottoposta a Valutazione Scientifica
Le charity inglesi come legal hybrid: quale equilibrio tra diritto pubblico e diritto privato? – I parte
- Giulia Terranova,
- Pubblicato il: 03/10/2024
- Contenuto in Trusts, 2024, N°5 (N° 5 (settembre-ottobre))
- DOI 10.35948/1590-5586/2024.626
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Cita come:
Giulia Terranova, Le charity inglesi come legal hybrid: quale equilibrio tra diritto pubblico e diritto privato? – I parte, in Trusts, 2024, 731.
Tesi
Lo studio della law of charity inglese è di grande interesse per il comparatista perché offre l’occasione di analizzare un istituto ibrido che scardina la tradizionale distinzione tra diritto pubblico e diritto privato, cara soprattutto all’osservatore di civil law. Le charity inglesi presentano infatti elementi tipicamente propri del diritto pubblico (la finalità perseguita che deve necessariamente integrare un public benefit) e del diritto privato (la struttura organizzativa).
L’impostazione della charity law inglese ha conosciuto uno shift in senso pubblicistico, in particolare per quanto riguarda il concetto di public benefit. A partire dal 2006 è stata data infatti maggiore centralità al requisito teleologico e sono stati accresciuti i poteri di indirizzo e di controllo di una autorità che, per quanto indipendente, è pur sempre esterna all’organizzazione degli enti. L’attività della Charity Commission a sua volta ha dimostrato di voler accentuare l’eterodeterminazione del public benefit, dando precise direttive sulla sua interpretazione, che si è mostrata non meramente ricognitiva ma piuttosto innovativa: l’autonomia delle charity ha in definitiva subito una limitazione.
A fronte di ciò, la reazione della dottrina e del settore no profit inglese è stata nel complesso critica, avendo vissuto tale shift verso una disciplina più public-law oriented come una non ammissibile intromissione entro la sfera di autonomia degli enti, a dimostrazione inoltre di un utilizzo della law of charity come strumento per raggiungere finalità di welfare. Il formante giurisprudenziale ha mostrato un atteggiamento mutevole, avallando in alcuni casi la nuova impostazione e cercando in altre occasioni di porre un argine ai vincoli imposti alle charity.
The author’s view
The study of English charity law is of great interest to comparatists because it offers the opportunity to analyze a hybrid institution that disrupts the traditional distinction between public law and private law, a distinction particularly dear to civil law observers. Indeed, English charities exhibit elements typically belonging to public law (the pursued purpose which must necessarily integrate a public benefit) and private law (the organizational structure).
The approach of English charity law has undergone a shift towards a more public law-oriented perspective, particularly concerning the concept of public benefit. Since 2006, greater emphasis has been placed on the teleological requirement, and the powers of guidance and control of an authority, which, although independent, is still external to the organization of the entities, have been increased. The activity of the Charity Commission has, in turn, shown an intention to accentuate the hetero-determination of the public benefit, providing precise directives on its interpretation, which has proven to be not merely confirmatory but rather innovative: the autonomy of charities has ultimately been limited.
In response to this, the reaction from scholars and the English non-profit sector has been largely critical, viewing this shift towards a more public-law-oriented regulation as an unacceptable intrusion into the entities’ sphere of autonomy. This is also seen as evidence of using charity law as a tool to achieve welfare objectives. The jurisprudential authorities have shown a variable attitude, sometimes endorsing the new approach and, on other occasions, attempting to limit the constraints imposed on charities.