Riflessioni, rubrica sottoposta a Valutazione Scientifica
Ordinanze inibitorie “contra mundum”
- Mario Serio,
- Pubblicato il: 04/04/2024
- Contenuto in Trusts, 2024, N°2 (N° 2 (marzo-aprile))
- DOI 10.35948/1590-5586/2024.502
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Cita come:
Mario Serio, Ordinanze inibitorie “contra mundum”, in Trusts, 2024, 167.
Tesi
La sentenza resa dalla UK Supreme Court in Wolverhampton City Council and others v London Gypsies and Travellers and others consolida l’orientamento giurisprudenziale inglese che attribuisce alle Corti il potere, sottoposto alla sola condizione della conformità a legge, di concedere nelle opportune circostanze il rimedio inibitorio di determinate condotte e chiarisce in quali casi esso possa essere assicurato anche nei confronti di persone o gruppi non identificati al momento della pronuncia. La Supreme Court, rimasta fedele ai criteri informatori dell’equity, compie uno sforzo notevole ed apprezzabile per circondare tale provvedimento, dall’indubbia portata limitativa per i destinatari, di sufficienti garanzie allo scopo di prevenire l’abuso dello strumento e la violazione del principio del contraddittorio. Il percorso argomentativo che ha condotto la Supreme Court alla decisione si segnala per la costante attenzione al raggiungimento del non semplice equilibrio tra la tutela dei beni comuni rappresentati dalle aree pubbliche ed il rispetto dei diritti fondamentali, alla stregua delle previsioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani del 1950, dei gruppi di persone che cercano insediamenti temporanei in luoghi della comunità.
The author’s view
The UK Supreme Court has recently applied, in Wolverhampton City Council et al. v London Gypsies and Travellers et al., a number of principles regarding the Court’s power to grant injunctions, according to section 37 (1) of the Senior Courts Act 1981, concluding that it may be exercised even when the enjoined’s identity is not known if there are compelling reasons to protect civil rights or enforce public law. The decision is convincing as it surrounds the exercise of such a power of a series of conditions aimed at effectively putting the defendant in a position which enables him/her to be actually informed of the pending proceeding. This in itself constitutes an adequate safeguard of the enjoined’s fundamental rights as, in particular, protected by the 1950 European Convention on Human Rights.